di Alfiero Moretti e Ubaldo Panitti
Il Vietnam suscita ancora oggi in molti di noi forti emozioni per la guerra che sostenne dal 1955 al 1975 e per la solidarietà che in tutto il mondo si sviluppò a sostegno della causa vietnamita contro l’imperialismo americano. Le manifestazioni a sostegno di questo popolo caratterizzarono l’impegno politico di molti giovani nel mondo negli anni '70.
Oggi il Vietnam è un Paese socialista avviato decisamente sulla strada della modernizzazione, pronto a sviluppare una presenza importante nel laborioso sud-est asiatico. Dopo 150 anni di violentissime guerre che hanno opposto i vietnamiti ai francesi, cinesi, giapponesi e americani questo paese ha intrapreso riforme economiche che attirano investimenti internazionali e connotano un’economia sul modello cinese con libere attività imprenditoriali, soprattutto nel commercio e nel turismo, in un contesto sociale e politico socialista di cui quasi non si avverte la presenza se non per le bandiere rosse con la stella gialla su alcuni edifici.
Da quanto si è potuto constatare l’assetto politico improntato ai principi socialisti, che prevede la proprietà pubblica di tutti i beni e la tutela sociale, si integra con un forte orientamento al mercato e con lo sviluppo delle attività imprenditoriali e delle libertà personali come la pratica del culto per le religioni buddista, cristiana e hindu. Infatti il 20% della popolazione professa una religione in un contesto condiviso verso i luoghi di culto da parte di tutti i vietnamiti.
Negli ultimi 15 anni la sua economia è cresciuta mediamente ogni anno del 5-6% contribuendo ad innalzare il pil pro-capite della sua popolazione. A cinquant’anni dalla fine della guerra con gli USA, il sentimento prevalente che si avverte in Vietnam è quello che di diventare un partner solido degli americani in quanto è attualmente l’11-esimo esportatore per dimensioni.
Il mercato americano rappresenta uno sbocco essenziale per le imprese vietnamite, che negli ultimi anni vi hanno esportato beni per quasi 40 miliardi ogni anno, a fronte di 10 miliardi di importazioni dagli USA, con un saldo netto di 30 miliardi che rappresenta il 16% del pil. In pratica, un sesto della ricchezza dei vietnamiti proviene dalle esportazioni nette verso l’America.
Hanoi in questi anni ha tratto notevole giovamento dai rapporti tra Washington e Pechino, avvertendo i benefici dall’essere alleato dei cinesi, ma allo stesso tempo corteggiato dagli americani proprio per la loro posizione geopolitica strategica. Alle armi di un tempo si sono sostituiti i rapporti commerciali bilaterali di oggi che i vietnamiti auspicano possano aumentare nel futuro.
La popolazione si avvia ad arrivare alla soglia dei cento milioni di abitanti che i vietnamiti contano di conseguire entro il 2024. Il Vietnam può contare quindi su una popolazione giovane.
Le relazioni familiari e sociali sono modellate su un’ottica “confuciana” in cui la mentalità è di lavorare sodo, nella sicurezza che determinazione e volitività daranno una vita migliore alle generazioni future.
I vietnamiti appaiono spesso paradossalmente calmi nel contesto rumoroso, costante e dinamico delle grandi città di Hanoi ed Ho Chi Min City (Saigon) con un traffico caotico caratterizzato per la gran parte da motorette che assicurano la mobilità di milioni di persone ma contribuiscono notevolmente all’inquinamento atmosferico.
In questo contesto politico e sociale si è svolto il nostro viaggio in Vietnam che ci ha consentito di conoscere non solo le ricchezze storiche, paesaggistiche ed ambientali del paese ma soprattutto un popolo fiero della sua storia e delle sue tradizioni e contemporaneamente orientato alla modernità ed allo sviluppo economico e sociale. Ci ha veramente sorpresi la visita a templi e pagode, testimonianze della storia millenaria, insieme alle sue due grandi città e luoghi di attrazione e sviluppo turistico.
Tutto è iniziato ad Hanoi, con la visita del suo centro antico con il mercato, del Mausoleo di Ho Chi Minh, riconosciuto ancora oggi come padre indiscusso della patria, del Museo Etnografico con la conoscenza delle varie etnie prevalenti nel paese e del Tempio della Letteratura, dedicato a Confucio ed ai letterati costruito nel XI secolo. Da Hanoi ci siamo poi trasferiti a Ninh Binh, uno dei siti più visitati del Vietnam per le sue vestigia storiche con i templi dei Re Dinh e Le del X secolo.
Una gita in barca tra le splendide risaie ed i sorprendenti picchi calcarei ci ha portati alla scoperta delle “tre lagune” ed infine la visita si è conclusa alla Pagoda di Bich Dong composta da tre edifici incastrati nella roccia.
Interessante la Baia di Halong, attraverso la crociera di un giorno con condizioni meteo caratterizzate da un cielo nuvoloso e pioggia, che non ci hanno permesso di ammirare al meglio lo splendido paesaggio. Particolarmente apprezzate le grotte misteriose per le tante leggende locali.
La visita è poi proseguita nella città di Hue alla Cittadella Proibita, alla tomba di Tu Duc ed alla Pagoda della Signora Celeste con una lezione di cucina vietnamita nel villaggio di Thuy Bieu. È stata l’occasione per entrare in diretto contatto con la cucina vietnamita, una delle cucin più interessanti e ricche di storia dell’Asia, influenzata da diversi stili di cucina, come quella cinese e francese. La cucina vietnamita è una cucina fresca, leggera e ricca di sapori intensi e aromatici,che riflettono la cultura e la storia del paese.
Uno dei pilastri della cucina vietnamita è il riso,che viene spesso consumato in diverse forme, come i noodles di riso. Tra i piatti più famosi si trovano: “il pho”, una zuppa di noodle di riso con carne o pollo e verdure fresche; il “bun cha”, una ciotola di noodle di riso con maiale alla griglia, verdure e salsa; e il “banh mi”, un panino vietnamita farcito con carne, verdure e condimenti.
Arrivati nella parte centrale del paese ad Hoi An, il cui centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, abbiamo ammirato la Pagoda di Chuc Thanh, costruita da un monaco cinese, l’antico ponte giapponese ed il tempio cinese per finire con la visita al
mercato e gita in barca notturna sul fiume Thu Bon che attraversa la città. Dall’aeroporto di Da Nang, una delle città maggiormente colpite dai bombardamenti americani, siamo arrivati a Saigon, attuale Ho Chi Minh city, di cui abbiamo visitato alcuni degli edifici più significativi come la posta centrale, la Pagoda di Ngoc Hoang ed il Museo della Guerra.
Da Saigon abbiamo raggiunto il delta del fiume Mecong e visitato con la barca la località di Ben Tre, conosciuta come “la capitale della noce di cocco”, e ci siamo poi spostati all’interno delle isole con il mezzo di trasporto collettivo costituito dai “tuk – tuk”.
A Saigon abbiamo visitato il Museo della Guerra o Museo dei residuati bellici, un momento fondamentale del nostro viaggio. Questo Museo è la testimonianza dei crimini di guerra compiuti durante la guerra con gli Stati Uniti, con il ricordo del doloroso passato che ha procurato tre milioni di morti, in gran parte civili e delle sue conseguenze che ancora oggi sono presenti nel paese. È un luogo della memoria, particolarmente commovente, in cui si ritrovano vicende ed immagini conosciute da tutti quelli che cinquanta anni fa manifestarono la loro solidarietà a favore di questo popolo. Interessante la sezione dedicata ai giornalisti morti mentre lavoravano per documentare al mondo, con le loro testimonianze ed immagini, quello che stava succedendo sul campo di battaglia.
È possibile inoltre vedere la documentazione costituita da video, conferenze, manifesti di protesta che testimoniano come nel resto del mondo sia stata sostenuta la resistenza del Vietnam contro l’invasione americana. Di grande impatto emotivo lo spazio espositivo dedicato alle conseguenze “dell’agente arancio”, un’arma chimica dal terribile effetto distruttivo utilizzata dall’esercito americano che ha comportato devastanti conseguenze sulla vita di innumerevoli civili.
Oggi lungo le principali strade del Vietnam è possibile visitare centri commerciali in cui sono in vendita prodotti realizzati da persone che hanno subito malformazioni a seguito degli agenti chimici lanciati dai bombardieri americani. Il ricavato è destinato a sostenere queste persone svantaggiate che sono la testimonianza vivente della tragedia della guerra.
La visita al Museo di Saigon ci ha consentito di conoscere la storia recente di questo popolo che è riuscito, con notevoli perdite umane, a sconfiggere l’aggressore. È stata una esperienza forte che ha coinvolto sia il cuore che la mente e ci ha fatto riflettere sulle conseguenze e gli orrori della guerra e sull’importanza della pace.
A distanza di ottant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale “la pace”, a cui siamo stati abituati in Europa, è di nuovo messa in discussione dopo l’invasione dell’Ucraina e quello che sta succedendo in Palestina richiedendo un rinnovato impegno collettivo per riaffermarla. La conoscenza della storia, di quanto avvenuto nel recente passato ma anche di quello che sta avvenendo in Europa e nel Mediterraneo, devono essere un patrimonio collettivo soprattutto per le nuove generazioni. Visitando il Museo di Saigon più volte ci siamo domandati quale era stata la ragione per l’impegno militare degli americani nel lontano sud-est asiatico.
A questi appunti di viaggio è strettamente collegato un breve saggio (allegato in basso) in cui il professor Ubaldo Panitti, insieme a Moretti nel viaggio in Vietnam, analizza in modo approfondito le complesse dinamiche storiche e politiche che hanno portato al conflitto tra Vietnam e Stati Uniti.
Attraverso un'attenta disamina degli eventi, il testo offre un'attenta ricostruzione delle cause e dinamiche che hanno scatenato uno dei conflitti più significativi del ventesimo secolo.
Kommentare