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Immagine del redattoreNuove Ri-generazioni UMBRIA

Squarciare il buio, fermare i massacri in Medio Oriente!

Due stati per due popoli: in Umbria l’attenzione perduta degli enti locali.


di Alessandro Vestrelli*



Due popoli, due stati: resta l’unica opzione possibile e realistica: i due popoli, palestinese e israeliano, esistono ed esisteranno con le loro sofferenze e con le loro speranze, al di fuori di ciò, c’è la guerra permanente… 

Dopo una tragedia così grande, sviluppatasi dal 7 ottobre in poi, questo problema non può essere più eluso: non equidistanza, ma equivicinanza, senza rinunciare ad una lucida analisi delle cause e delle responsabilità

A questo punto mi  interrogo su cosa stiamo facendo oggi in Umbria per elevare alta e limpida la nostra voce a difesa e protezione di chi dall’una e dall’altra parte del conflitto in Medio Oriente , di tutti i conflitti in atto,  ha fatto e sta facendo  i conti con lutti e distruzioni, per dare voce ai costruttori di pace, per illuminare quello che gli altri oscurano, per educarci alla pace?

Il 15 ottobre scorso più di quaranta realtà umbre, tra cui la Tavola della Pace, la Fondazione Perugia Assisi per la cultura della pace,  ANPI, Acli , Legambiente, Nuove Ri-Generazioni Umbria, movimenti politici di sinistra,(…) hanno organizzato, in Piazza Italia a Perugia,  una manifestazione sotto l’unica bandiera della pace le cui parole guida erano : Israele Palestina DUE popoli DUE stati, fermiamo le stragi, riprendiamo per mano la pace!

La partecipata manifestazione ha chiaramente condannato l’ignobile brutale aggressione di Hamas e la barbara  presa di ostaggi, non giustificabile  neppure dalla disperazione e dalla esasperazione del popolo palestinese vittima da decenni della occupazione e delle continue provocazioni dei coloni, ma ha anche chiaramente denunciato l’enormità della vendetta israeliana  abbattutasi sui civili palestinesi di Gaza a loro volta ostaggi di Hamas.


Che cosa significa, oggi, l’assenza di buona parte delle istituzioni locali in Umbria, a partire dalla Regione?

Eppure non sempre è stato così; basta scorrere la cronologia che segue... 

Partiamo  dal lontano 1989: arriva ad Assisi l’allora Sindaco di Betlemme per firmare il  gemellaggio  tra le due comunità.

La motivazione inserita nel patto è la seguente: “Il consiglio comunale di Assisi, interpretando i sentimenti, la storia e la tradizione civile e religiosa della città, esercitando un attivo ruolo di pace da tutti riconosciuto, valutando con grande preoccupazione la situazione di ingiustizia e di violenza nei territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, propone al Comune di Betlemme un gemellaggio che testimoni l’impegno di Assisi a favore della pace, della costituzione di uno Stato palestinese indipendente, della coesistenza tra esso e lo Stato di Israele e approfondisca il dialogo tra le grandi religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo, islamismo) nella logica della tolleranza e della cooperazione pacifica”.

Nel 1990 il Presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina visita l’Umbria.

Conservo ancora gelosamente quel grande poster 70x100,  stampato dal Centro Umbria Arte di Perugia, con al centro la foto di due persone che camminano, mano nella mano, stringendovi ben saldo un ramoscello di ulivo. Chiara e beneaugurante la scritta: Per la pace in Medio Oriente. Due stati per due popoli. Incontro con Yasser Arafat. Presidente dello Stato Palestinese

In basso gli organizzatori dell’evento: Saalam i ragazzi dell’ulivo, Associazione per la pace, ACLI, ARCI in collaborazione con UNIPOL e poi le istituzioni locali, Regione dell’Umbria,

Provincia di Perugia, Comune di Perugia. 



Abu Ammar visita la Tomba di  Francesco, il santo di Assisi che, in piena Crociata,  si era  recato, messaggero di pace,  fino a Damietta, in Egitto, dal Sultano  al Malik al Kamil, uomo giusto e di cultura, il quale era rimasto colpito dalla dolcezza dello sguardo di questo uomo di Dio. Quel 6 aprile Arafat parla, dalla loggia della Sala dei Notari,  al popolo di Perugia e a tutti gli italiani. 

Di lì a poco, il 13 settembre 1993,  nel cortile della casa Bianca si sarebbe stretto la mano con il primo ministro israeliano, Ytzhak Rabin, dopo aver firmato gli accordi di Oslo.

Quello stesso giorno l’allora Ministro degli esteri israeliano, Shimon Peres, rivolto ai palestinesi aveva detto: «Non vogliamo interferire con le vostre vite o determinare la vostra sorte. Trasformiamo i nostri proiettili in schede elettorali, le pistole in badili».

Peres, Rabin e Arafat avrebbero ricevuto il Nobel per la pace nel 1994. Anche il rapporto di Shimon Peres con l’Umbria è stato profondo. Viene ad Assisi il primo maggio 2013  da Presidente dello Stato d’Israele per ricevere la cittadinanza onoraria della città serafica  e dice: “dobbiamo tutti  pregare  che finisca al più presto lo spargimento di sangue nella nostra regione e che essa diventi un luogo dove le persone possano camminare mano nella mano“.

Le sue parole suonano oggi amarissime e tragicamente attuali.  Gli accordi di Oslo  hanno definito la prospettiva di due stati per due popoli inaugurando una stagione piena di speranze per israeliani e palestinesi. Una stagione che le istituzioni e la società civile umbre seppero accogliere e vollero accompagnare, forti della tradizione pacifista e non violenta della nostra terra, sulla scia di San Francesco, Aldo Capitini e dei valori ispiratori della sua Marcia Perugia-Assisi. 

Molteplici sono stati i passi in questa direzione.  Nel 1999, in vista del Giubileo dell’anno successivo, la Regione Umbria pubblica con il Touring Club Italiano la prima guida interamente dedicata a Betlemme e scritta da due autori palestinesi: Sawsan Shomali e Qustandi Shomali.



Poi, sempre  avendo cura di intrattenere un rapporto equilibrato e fattivamente costruttivo  con i protagonisti del dialogo di entrambi i popoli,  per lunghi anni partecipa al progetto, sostenuto dal MAE e con capofila la Toscana, denominato:  “Sostegno ai bambini nei territori palestinesi - La medicina al servizio della pace”/“Saving Children”. Agenzie  esecutrici il Centro Peres per la pace di Tel Aviv e Panorama di Ramallah. Partner operativi: Ospedale Regionale Pediatrico  A.Meyer di Firenze, Azienda USL di Bologna, ASL 3 di Foligno Spoleto.  

Con gli obiettivi di assicurare a bambini provenienti dalla West Bank e da Gaza affetti da patologie gravi la possibilità di accesso, in ospedali israeliani, a prestazioni sanitarie complesse e di alta specialità non presenti nelle strutture palestinesi e di  rafforzare i rapporti di collaborazione e dialogo fra gli staff medici palestinesi e israeliani

Per questa iniziativa è più volte venuta a  Perugia la scrittrice pacifista israeliana Manuela Dviri.  Tanti sono stati poi i progetti in ambito sociale e dell’istruzione realizzati, a Gerusalemme e nei territori dell'autonomia palestinese, dalle istituzioni locali umbre con  la Fondazione Giovanni Paolo II e Padre Ibrahim Faltas, Vicario della Custodia di Terra Santa

Nel 2010 vediamo l’Umbria  proseguire  nel ruolo di coordinamento della Commissione speciale istituita in seno alla Conferenza dei Presidenti su “Attività di cooperazione e iniziative per il dialogo e la pace in Medio Oriente”. Due anni prima  la DGCS del Ministero Affari Esteri aveva approvato il cofinanziamento del  progetto umbro di costituzione di una “Camera Arbitrale Palestinese”, finalizzata ad offrire tutela giuridica nei Territori Palestinesi e condizioni di sicurezza economica a sostegno delle imprese locali ed estere operanti in tale area, fornendo, attraverso l'arbitrato, un efficiente mezzo di risoluzione extragiudiziale delle controversie commerciali.

La Camera arbitrale viene realizzata in partenariato con l'Università di Perugia, la Presidenza Palestinese e le più importanti associazioni di categoria e organizzazioni professionali palestinesi. Sempre in quel periodo la  Regione Umbria partecipa, inoltre, convintamente al Programma di sostegno alle Municipalità  Palestinesi (PMSP) Ali della Colomba, finanziato dal Ministero Affari Esteri in sinergia con gli interventi di Banca Mondiale, Unione Europea ed altri donatori, destinato al rafforzamento delle capacità  tecniche, amministrative e gestionali degli enti locali palestinesi.

Il programma non è più attivo dal 2015.  E non va dimenticato che la Provincia di Perugia ha presieduto per moltissimi anni il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace, tutt’ora attivo sui molteplici  fronti caldi  della pace e della cooperazione internazionale. 


Ho voluto ripercorrere alcune tappe del cammino delle istituzioni umbre quando vollero e seppero prima anticipare e poi cogliere tutte le opportunità concesse dalla riforma del Titolo V della Costituzione (2001),  riforma che,  al termine di una lunga battaglia, autorizzava  e valorizzava  il ruolo delle regioni nel campo delle relazioni internazionali. L’Umbria forte della sua tradizione di impegno per la pace ed il dialogo non si fece trovare impreparata.  

Purtroppo dopo gli accordi di Oslo tanta acqua torbida è passata sotto i  ponti  pazientemente costruiti dalla diplomazia della  pace,  gli integralisti sono aumentati a dismisura nelle opposte sponde e non hanno perso occasione utile per bombardarli ostacolando in ogni modo  il cammino dei diritti e la prospettiva di una convivenza pacifica. 


Oggi sembra farla da padrona l’illusione della violenza riparatrice e questo sta generando una spirale senza fine. Solo un immediato cessate il fuoco deciso da uomini coraggiosi e lungimiranti, seguito dal ritorno della opzione politica che si affermò con gli accordi di Oslo può rompere questo circuito perverso, come accadde in Sud Africa con Nelson Mandela o in India con Gandhi. 

E se ci ritorna in mente l’insegnamento di Aldo Capitini : “A ognuno di fare qualcosa” è legittimo che ci chiediamo: dove sono oggi le istituzioni locali umbre? Perché la loro voce non si leva alta a fianco di quelle della parte più attiva e sensibile della società civile e delle istituzioni religiose ? Che fine ha fatto quell’impegno ostinato e contrario alle logiche di guerra, di dominio e di potenza, quella stagione che vide all’opera un diffuso protagonismo nella diplomazia dal basso e l’attuazione della legge regionale n.26/99 sulla cooperazione internazionale allo sviluppo,volta “alla creazione di rapporti di equità e giustizia fondati sul rispetto dei diritti dell’uomo e dei popoli”?


Parole di incredibile attualità, che faccio mie,  possiamo leggerle nella prefazione alla Guida Betlemme (anno 2000):  “La comunità internazionale in tutte le sue diverse espressioni, dalle Istituzioni sovranazionali alle Organizzazioni non governative, dalle Regioni agli Enti locali, ha la responsabilità di impegnarsi perché il processo di pace tra israeliani e palestinesi non si arresti, affinchè gli accordi sottoscritti si traducano in atti concreti, affinchè il popolo palestinese possa effettivamente affermare i propri diritti e percepire i benefici del negoziato e i cittadini israeliani possano trovare nella pace e nel reciproco riconoscimento l’unica garanzia di sicurezza e di futuro”.



Il dolore e l’orrore di questi giorni


Benché i media mainstream occultino  quelle  più sconvolgenti,  nel web circolano immagini che non avremmo mai voluto vedere e che  ci fanno percepire emotivamente l’orrore che è stato e che prosegue senza sosta scuotendo alla radice le nostre coscienze. Davanti alle stragi di israeliani causate dall’attacco terroristico di Hamas e poi di palestinesi per l’incessante pioggia  di missili e bombe lanciati dall’esercito israeliano su Gaza,  senza risparmiare ambulanze, ospedali e campi profughi, non possiamo che unirci all’appello accorato di Papa Francesco: “Anche noi con Padre Ibrahim Faltas, Vicario di Terra Santa, diciamo: cessate il fuoco ! cessate il fuoco! Fermatevi fratelli e sorelle! La guerra è una sconfitta, sempre!”.     

I medici operano sul pavimento alla luce delle torce dei cellulari, senza anestetici, né farmaci e la mancanza di energia elettrica impedisce l’esecuzione di procedure vitali come la sterilizzazione la dialisi, il funzionamento delle  incubatrici…. Alla barbara e proditoria  uccisione di  1400 civili ed alla cattura di più di 240 ostaggi, Israele sta rispondendo applicando ben più che la legge del taglione: una rappresaglia senza freni che ha già quasi decuplicato le vittime civili palestinesi e che non risparmia  donne, vecchi e bambini (il 43 % della popolazione di Gaza è costituita da bambini o adolescenti da 0 a 14 anni!) con  ripetute violazioni del diritto umanitario  internazionale

I ricorrenti voluti black out delle comunicazioni mettono  la popolazione civile in una situazione di rischio senza precedenti, l’accesso a internet e ad altri mezzi di comunicazione è fondamentale per proteggere i diritti umani, specialmente durante un conflitto ed evidentemente c’è chi ha interesse a nascondere agli occhi del mondo ciò che sta accadendo!

L’ONU riesce a dire cose utili solo per bocca del suo Segretario Generale e delle sue Agenzie, mentre rimane impotente nel deliberare, perché paralizzato sia dai veti incrociati dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza, che dai distinguo e dai bizantinismi dei  componenti l’Assemblea, i quali  hanno impedito di  trovare parole condivise da tutti per una risoluzione che chiedeva una tregua umanitaria per fermare la strage e su cui l’Italia si è astenuta. 

Le vite israeliane e palestinesi hanno lo stesso valore!! Le vittime civili di entrambe le parti sono oggi agnello sacrificale nello scontro tra i terroristi di Hamas ed il governo più a destra che Israele abbia mai avuto, con al suo interno ministri che delirano sull’utilizzo di bombe atomiche su Gaza o affermano che hanno tolto ogni restrizione ai loro  militari in quanto combatteranno degli animali!!  

Le priorità assolute di questi giorni restano, pertanto, una tregua immediata e aiuti umanitari a Gaza. 

La questione del diritto di Israele e dei palestinesi ad avere ciascuno uno stato, uno accanto all’altro, è tornata centrale.

Dall’inizio della crisi non c’è paese né istituzione multilaterale che non invochi un orizzonte politico per il conflitto.

Un appello a prendere per mano la pace e a ripartire che rivolgo umilmente,  da cittadino di questa terra umbra, a tutte le istituzioni locali augurandomi che non sia seguito da un assordante silenzio.


*Alessandro Vestrelli (1954, Umbertide) ha diretto presso la Regione Umbria dal 2008 al 2013 il Servizio Rapporti internazionali e cooperazione e, fino al 2021, il Servizio programmazione della rete dei servizi sociali, integrazione sociosanitaria, economia sociale e terzo settore. Da più di trenta anni si occupa di immigrazione, dialogo interculturale e interreligioso , pace, diritti umani, politiche di coesione sociale. È stato Presidente del Comitato regionale umbro per Aldo Capitini e componente della Presidenza del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace. Attualmente fa parte del Comitato scientifico di Nuove Ri-Generazioni Umbria.


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