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La transizione ecologica passa anche per il RAP

Aggiornamento: 10 giu 2023

La percentuale di fresato d'asfalto recuperato e riciclato in Italia è ancora al di sotto della media europea, ma in crescita, anche in Umbria.




Un’economia circolare è possibile partendo dal basso, letteralmente da sotto i nostri piedi. Il manto stradale è soggetto a costanti lavori di manutenzione per garantire la sicurezza di persone e vetture, e così come nel tempo si è evoluto il nostro modo di muoverci, così anche le tecnologie legate al settore delle imprese stradali hanno subito innovazioni.

Trasformazioni finalizzate, in tempi più recenti, sia ad un miglioramento della qualità dei materiali utilizzati, che alla realizzazione di una produzione più rispettosa per l’ambiente.

L’usura e la non sempre lungimirante gestione delle strade, hanno comportato, nel corso degli anni, costosi interventi che hanno visto l’asportazione di ingenti quantità d’asfalto, sostituito da quello nuovo, e il conseguente accumulo di notevoli quantità di materiali di risulta, abbandonato senza alcuna previsione di riutilizzo.

Il fresato d’asfalto costituisce un’innovazione nel settore: è un prezioso sottoprodotto proveniente dalla demolizione delle zolle di asfalto, mescolate con inerti ed altri elementi, e permette di risparmiare materiali vergini. La fresatura di questo “conglomerato bituminoso” inoltre, può avvenire a freddo o a caldo, nel primo caso però, il risparmio sull’energia richiesta per la produzione è decisivo.


Dati

In Italia il tasso di riciclo delle strade con il recupero di fresato è in crescita: si registra un aumento del 30% del totale delle pavimentazioni stradali, a fronte di un 20% nel 2014 e del 25% nel 2018.

Resta invece ancora da colmare il gap rispetto ad altri Paesi europei (Francia, Germania e Spagna rispettivamente riottengono il 75%, l’82% e il 60% di fresato recuperato a caldo e a tiepido).

Sono questi i principali dati che emergono dall’analisi condotta dal Siteb - Associazione Strade Italiane e Bitumi – sul riciclo delle pavimentazioni stradali in Italia e nei principali Paesi Europei (fonte Eapa).

Dati che dimostrano un interesse sempre maggiore, riscontrabile anche in Umbria.


Il mondo del RAP – Reclaimed Asphalt Pavement

“L’acronimo RAP indica ciò che all’estero viene da tempo considerato una preziosa risorsa” spiega Corrado Bocci, titolare dell’azienda Pav.I. S.r.l, specializzata nella costruzione di infrastrutture stradali, e Presidente della Sezione Territoriale Foligno di Confindustria Umbria.

“La Pavi ha raggiunto un ottimo livello di performance nel recupero del fresato, avvicinandosi di molto alla media europea – prosegue Bocci - Nel sito di Foligno è possibile produrre inerti, granulato di conglomerato bituminoso, asfalto a caldo e a freddo con alta percentuale di RAP. In quattro anni inoltre, abbiamo ottenuto il passaggio da un' incidenza di materiale recuperato nella produzione, che nel 2018 era al 13%, al 50% circa del 2021”.


Obiettivi

I nuovi obiettivi dell’azienda riguarderanno, prevalentemente, il risparmio energetico, da ottenere sia attraverso una diminuzione dei consumi, che attraverso una produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. A questo proposito, è in corso di progettazione un impianto fotovoltaico da circa 100 kwH, che abbinato ad un rinnovato sistema di produzione di calore, dovrebbe diminuire il consumo di energia elettrica del 30% circa e del combustibile metano del 20% circa; sono inoltre allo studio una serie di interventi di modifica del ciclo produttivo al fine di recuperare almeno parte del calore disperso durante la produzione a caldo.


Molto del risultato sperato sarà conseguibile attraverso l'ottenimento degli specifici permessi per una generale riorganizzazione delle aree e dei processi produttivi. La Società ha infatti acquistato un' area di circa 8 ettari, da dedicare alla razionalizzazione degli spazi e allo stoccaggio dei materiali.

La nuova organizzazione garantirebbe un impatto ambientale molto ridotto, vista la minore necessità di movimentare gli inerti, riducendo sia l’uso di carburanti che la produzione di emissioni diffuse legate al transito dei mezzi.


Dove si va

Ciò che si prospetta nel prossimo futuro è un uso sempre più ridotto delle materie vergini e un aumento costante delle pratiche di riutilizzo e di modelli alternativi. Una necessaria e imprescindibile urgenza di innovazione sostenibile, che diventa oramai inevitabile, anche considerando il recente e vorticoso aumento dei costi dell’energia e delle materie prime in un Paese in cui, questo tipo di lavorazioni, si eseguono ancora prevalentemente con tecnologie a caldo per riscaldare ed essiccare i materiali.

Percorrere strade “sostenibili” o “green”, potrebbe sembrare più uno slogan vuoto che un obiettivo concreto da raggiungere. I progressi sono il risultato di compromessi, compromessi che passano inizialmente dal contenimento delle conseguenze negative come l’inquinamento, i rifiuti, l’estrazione di materie non rinnovabili, per poi arrivare, attraverso l'attuazione di strategie mirate, all'elaborazione di esiti positivi a breve e a lungo termine, che consentano la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nella massima misura possibile e l’utilizzo di materiali riciclabili e riutilizzabili.




(Foto e video elaborazione da fonte: Pav.I. S.r.l.)


Redazione

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