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Immagine del redattoreNuove Ri-generazioni UMBRIA

Risorse idriche sotto pressione



Nel 2022, l'82,2% delle persone di 11 anni e più consuma almeno mezzo litro di acqua minerale al giorno, con una crescita costante negli ultimi 10 anni e l'Umbria, secondo quanto si legge nel Rapporto ”Statistiche dell’Istat sull’acqua - anni 2020-2022 ” si distingue come la regione con il consumo più elevato di acqua minerale, registrando un impressionante 91,4%.

L'acqua è una risorsa cruciale, pur essendoci illusi per secoli della sua inalterabilità ed inesauribilità, è una risorsa finita e sempre più minacciata da inquinamento, sfruttamento intensivo, modifiche fisiche degli habitat acquatici e cambiamenti climatici.

In particolare, le variazioni climatiche e l'aumento della richiesta di acqua da parte dei settori produttivi sono tra le cause principali dello stress idrico, che può portare a un peggioramento sia in termini di quantità, attraverso l’eccessivo prelievo o i periodi di siccità, sia di qualità, attraverso processi di contaminazione ed eutrofizzazione.

Si tratta di una realtà preoccupante per l'Europa (dove oltre 100 milioni di persone sono affette da stress idrico, con il bacino del Mediterraneo riconosciuto come una delle aree più vulnerabili alla diminuzione delle risorse idriche), ma ancor più per i Paesi in via di sviluppo, dove gli abitanti spesso risiedono in regioni in cui la mancanza d'acqua varia da grave a estrema, portando a conseguenze disastrose.

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, ricorrenza istituita dall’ONU nel 1992 che si celebra oggi 22 marzo, vogliamo sottolineare il tema di questa edizione "Water for Peace" per evidenziare come la necessità di difendere questa risorsa, ridurre i conflitti e gli sprechi sia fondamentale per garantire l'accesso a un bene comune. L'Onu infatti ricorda che: "L'acqua può creare pace o scatenare conflitti. Quando l'acqua è scarsa o inquinata, o quando le persone hanno un accesso disuguale o nessun accesso, le tensioni possono aumentare tra comunità e Paesi. Più di 3 miliardi di persone in tutto il mondo dipendono dall'acqua che attraversa i confini nazionali".


La Direttiva Quadro sulle Acque (DQA) dell'Unione Europea stabilisce un quadro normativo che mira a garantire un utilizzo sostenibile delle risorse idriche a lungo termine, promuovendo la gestione integrata delle acque e migliorando l’efficienza del suo utilizzo. Parallelamente, per affrontare l'aumento dello stress idrico, l'UE ha adottato politiche specifiche sulla carenza idrica e la siccità, con l'obiettivo di chiarire le priorità per mitigare tali problemi.

Nel "Un piano per salvaguardare le risorse idriche europee", pubblicato nel 2012, insieme ad altre disposizioni politiche, come quelle presenti nella tabella di marcia per l'efficienza delle risorse, nella politica agricola comune (PAC) e nel Settimo Programma d'Azione per l'ambiente, ci si concentra sulla protezione e la valorizzazione delle risorse idriche e del capitale naturale europeo.



Sebbene l'attuazione di queste politiche abbia portato a alcuni miglioramenti, come la diminuzione complessiva del prelievo di acqua in Europa, l'approccio alla gestione dello stress idrico rimane frammentario e i progressi sono piuttosto lenti. Alcuni Stati membri stanno attualmente sviluppando e implementando piani di gestione della siccità in conformità con la DQA dell'UE, ma vi sono ancora lacune da colmare e il tempo stringe, considerando che la scadenza finale del 2027 si avvicina.


Il Green Deal europeo e altre iniziative recenti hanno fissato obiettivi ambiziosi per proteggere e valorizzare il capitale naturale dell'UE. La nuova strategia dell'UE sull'adattamento ai cambiamenti climatici sollecita interventi urgenti per garantire un accesso sostenibile in particolare all'acqua dolce. Allo stesso modo, altre politiche come la strategia per la biodiversità per il 2030 e la nuova legge europea sul clima, insieme a iniziative sulla finanza sostenibile e sull'economia circolare, promuovono l'efficienza delle risorse e la protezione dell'ambiente.

Tuttavia, l'attuazione efficace di queste politiche richiede un forte coordinamento e una collaborazione intensa tra settori ed ecosistemi. Fino ad ora, gli ostacoli principali includono quadri istituzionali complessi e capacità limitate nel promuovere azioni coordinate e misurarne i progressi.


Risulta chiara, ormai da tempo, la necessità di riformare la gestione della risorsa idrica nel nostro Paese. Un’esigenza che, come ha sottolineato Legambiente nel dossier “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città”, sta diventando sempre più urgente, alimentata dall'attuale aggravarsi delle condizioni di siccità causate dai cambiamenti climatici, che si manifestano in modo sempre più evidente e diffuso. Quella che oggi consideriamo un'emergenza sta diventando infatti una situazione comune, a cui è essenziale adattarsi.

 

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'Italia è classificata come un Paese con un livello medio-alto di stress idrico, utilizzando in media tra il 30% e il 35% delle sue risorse idriche rinnovabili. Negli ultimi decenni, c'è stato un aumento nell'uso di questa risorsa, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Una tendenza che, unita all'urbanizzazione, all'inquinamento e agli effetti dei cambiamenti climatici, come le siccità persistenti, potrebbe mettere sotto pressione sia l'approvvigionamento idrico che la sua qualità.


Per la Redazione - Chiara Maria Sole Bravi

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