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Crisi abitativa: prospettive e sfide dell'edilizia residenziale pubblica

Aggiornamento: 5 mar




L'Italia, in termini di edilizia residenziale pubblica (ERP), si trova al di sotto della media europea del 6%, con Paesi come Francia, Danimarca e Paesi Bassi che hanno dedicato più del 10% delle loro strutture all'edilizia sociale.

Nonostante il declino avvenuto sin dagli anni '90, i quartieri di edilizia residenziale pubblica mantengono la loro importanza come spazi emblematici della vita urbana. Sebbene abbiano subito politiche di smantellamento, alienazione e tentativi di rigenerazione o gentrificazione, non sempre riusciti, questi quartieri continuano a svolgere un ruolo significativo nella configurazione e nell'identità della città. Spesso soggetti a degrado edilizio, urbano e sociale, attraverso interventi di riqualificazione e riattivazione, incluso il rinnovo tramite demolizione e ricostruzione, potrebbero e spesso riescono a tornare a rivestire un ruolo centrale all'interno del tessuto urbano.

 

In Italia, questi quartieri rappresentano circa un milione di alloggi di proprietà pubblica, con circa il 75% (circa 800.000 unità) ancora gestito dagli ex IACP, ora aziende sotto il controllo regionale, mentre il resto è di proprietà comunale. Tuttavia, questo patrimonio costituisce meno del 4% del totale degli alloggi nel Paese, dove la quota di abitazioni di proprietà privata è stimata al 70,2% (dati Censis) una delle più alte in Europa.

 

Nonostante un aumento dell'attività edilizia nel 2021, evidenziato da un incremento del 21,9% dei permessi di costruzione residenziale rispetto all'anno precedente, i tempi di realizzazione lunghi e la normativa insufficiente in materia di riqualificazione hanno limitato la disponibilità di nuove abitazioni.

Inoltre, il patrimonio immobiliare italiano spesso è antiquato e inefficiente rispetto alle moderne esigenze abitative e agli standard attuali.

 

L'edilizia residenziale pubblica in Italia ha sofferto di marginalità, soprattutto durante il periodo tra il 1993 e il 2013, a causa della politica di alienazione degli alloggi, che ha comportato la perdita di oltre il 22% del patrimonio.

Un recente monitoraggio effettuato dal SUNIA ha evidenziato che la quota di abitazioni di edilizia residenziale pubblica assegnate in rapporto al numero di domande presentate presso i comuni è mediamente inferiore al 5%, con significative variazioni a seconda delle regioni e delle aree geografiche.

La graduatoria dei bandi ha una validità di due anni, ma in Umbria il SUNIA segnala che l'ultimo bando pubblicato risale al 2019, in quanto la legge regionale è stata impugnata per illegittimità e si è dovuto attendere fino alla fine del 2023.

Questo ha comportato che la percentuale di assegnazione sia stata più alta del normale, perché la graduatoria è rimasta in vigore più a lungo del previsto. La media di assegnazione delle domande è stata del 17,92%. Nei comuni più piccoli si è riusciti a soddisfare la domanda, mentre in quelli più grandi come Perugia, Terni, Foligno e Gubbio la percentuale si è attestata attorno al 10/11%.


Tra le proposte che emergono dal rapporto ”Casa: Un’emergenza abitativa” presentato da Cgil nazionale, SUNIA e UdU a luglio 2023, si chiede il ripristino dei fondi per affitti e morosità incolpevole, che sono stati tagliati nel 2023, con una somma di almeno 900 milioni di euro. Un sostegno finanziario che è cruciale per alleviare il peso dei canoni di locazione sulle famiglie in difficoltà economica. 

Inoltre, si evidenzia la necessità di aumentare l’edilizia pubblica, stimando la creazione di circa 600.000 unità abitative per rispondere alla domanda di alloggi accessibili. Allo stesso tempo, si propone di realizzare residenze universitarie pubbliche nell’ambito del diritto allo studio.

Per favorire locazioni stabili nel tempo, si propone inoltre una revisione delle leggi fiscali sugli affitti, con l'obiettivo di promuovere contratti a lungo termine e contrastare la diffusione degli "affitti brevi".

Un punto fondamentale è anche l'avvio di un dialogo costruttivo tra il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti e i sindacati sulle politiche abitative. Tale dialogo dovrebbe essere accompagnato da un monitoraggio dei programmi nazionali per l'edilizia residenziale e dall'attuazione dei programmi abitativi previsti nel PNRR.

Affrontare efficacemente l'emergenza abitativa richiede infatti risorse finanziarie adeguate, che dovrebbero essere messe a disposizione per garantire risultati concreti e duraturi.


Per la Redazione - Chiara Maria Sole Bravi

 

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