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Aree interne-Valnerina 2025: calo demografico e mancanza di idee. Comunità in affanno nonostante la ricostruzione

di Andrea Chioini


I temi di questo articolo:


Se c’è un comprensorio in Umbria che risponde perfettamente alle caratteristiche di un’Area interna (così come è stata inizialmente concepita la definizione) questa è la Valnerina  (1060 chilometri quadrati): una realtà alle prese con problemi stratificati nel tempo, a cominciare dalla telluricità dell’area (tre eventi in 45 anni: 1979, 1997, 2016) e dallo spopolamento. 

Il 24 agosto 2025 cade il 9° anniversario dall’ultimo evento rilevante in Valnerina: la fotografia sullo “stato demografico”  dei 14 comuni in cui è suddivisa che emerge dai dati è quanto mai sconfortante per la caduta verticale della popolazione, passata da 19.277 unità nel 2017 a 17.776 nel 2023: un calo di 1.501 persone, pari  al 10,12% di perdita in 6 anni. 

Al riguardo risulta utile riandare agli effetti della ricostruzione post sisma  1997, con l’ausilio di Enrico Giovannetti*, docente universitario e profondo conoscitore della Valnerina: “allora (nel ’97, n.d.r.) il flusso delle risorse e gli interventi di ristrutturazione hanno avuto certamente un impatto rigenerativo mantenendo sul territorio, sia gli anziani, sia le forze del lavoro più giovani: senza quegli interventi, dopo il 2016, non ci sarebbe più la Valnerina! Vent’anni dopo, la maggioranza degli anziani del 1997 non c’è più; la popolazione attiva si è ridotta soprattutto nella componente giovanile. 

“In particolare con la crisi del 2014 inizia una sorta di nuovo esodo: dalla montagna verso la pianura, dall’Umbria ad altrove. Tale fenomeno si aggrava ulteriormente dopo il terremoto del 2016 con i genitori che si ricongiungono con i figli “emigrati”. La contrazione della popolazione riduce l’effetto moltiplicativo degli investimenti locali e, quindi,  riduce anche la spinta ad una maggiore articolazione del tessuto produttivo. Una maniera di dire la stessa cosa dal punto di vista del Lavoro:  se l’economia crea molti lavori ricchi di competenze, allora crescono anche le occasioni di lavoro “povero”; non è vero il contrario.

“Se ne deduce che  i flussi economici indotti dalla ricostruzione post – terremoto 2016, per le mutate caratteristiche demografiche della popolazione, hanno costituito un acceleratore dei processi di mobilità (quindi in allontanamento):  ciò fa supporre che le risorse per l’attività di ricostruzione contribuiscano ad  aumentare  i redditi più alti e non i consumi (pubblici e privati). Dunque, i fondi pubblici non sembrano in grado di stimolare gli investimenti in tutti i settori dell’economia”. 

Un’ipotesi, quest’ultima, corroborata dall’andamento dei redditi (lavoro dipendente, pensioni, lavoro autonomo) nei singoli comuni della Valnerina riportato nella tabella 2 e dal confronto sulle variazioni intervenute per ogni settore (vedi tabella 3).

* Enrico Giovannetti è ricercatore del Capp, Centro di Analisi per le politiche pubbliche, attivo presso il Dipartimento di Economia “Marco Biagi” all’Università di Modena – Reggio Emilia. Fa parte del Comitato scientifico di Nuove Ri-Generazioni Umbria.


Demografia giù, redditi (in apparenza) su

Le cifre riportate in tabella 1 producono più di un motivo di preoccupazione: il calo complessivo di residenze nel settennato 2011-2017 (443 unità in meno), ha avuto un’accelerazione esponenziale (più che triplicata) nei 6 anni successivi che hanno registrato  la perdita di 1501 residenze.  

Meritano di venir citate le ipotesi che dominarono il dibattito pubblico nella prima fase della pandemia di Covid 19: si pensò alle aree interne e spopolate  come isole di tutela dal contagio. Lampi di intelligenza visionaria finite, ben presto, nel dimenticatoio.

L’andamento economico della Valnerina manifesta tendenze omogenee: ciò si deduce  consultando i dati del Ministero dell’economia e finanze (tabella 2). Diminuisce la popolazione ma aumenta il numero dei soggetti contribuenti e delle dichiarazioni dei redditi da lavoro. Gli unici a calare (come volumi monetari complessivi) sono Poggiodomo e Polino. Scende, pressoché ovunque, il numero dei trattamenti pensionistici (unica eccezione, Monteleone di Spoleto). 

Limitando la lettura ai semplici valori monetari si evidenzia, per il decennio 2014 – 2023 una crescita nel valore complessivo dei redditi dichiarati, con l’unica eccezione di Poggiodomo. Nella tabella che segue è stata, però, inserita una variabile decisiva, inflazione: il 22%, accumulatosi in 10 anni.  Questo significa che  in 8 comuni su 14 le percentuali diventano negative, mentre nei rimanenti 6 vengono fortemente ridimensionate.

In un quadro del genere qualsiasi ipotesi di attrattività della Valnerina per nuove residenze  rimane una pura chimera. Solo  politiche con una forte capacità di prospettiva, adeguatamente finanziate  e pensate per fare sistema con la ricostruzione potranno rallentare (e auspicabilmente bloccare) lo spopolamento. 

Insieme alle scuole, ai servizi sanitari e ospedalieri, gli uffici postali (che dovrebbero allargare il ventaglio dei propri servizi) ci sarebbe bisogno di animazione sociale, innovazione imprenditoriale, di proposta culturale e scientifica. Basterebbe ricordare al grande numero di visite effettuate da dipartimenti universitari di tutta Italia per raccogliere elementi di conoscenza utili a possibili future progettazioni: i 9 anni trascorsi dal sisma potevano essere sufficienti a pensare un  laboratorio (stabile) per appoggiare la ricerca universitaria, oppure la qualificazione in edilizia del restauro o, magari, il ripristino idro-geologico. Niente di tutto ciò sembra essere comparso all’orizzonte. Solo cantieri edili.

Lo scenario che emerge non può essere interpretato solo sulla base della tendenza generalizzata (italiana ed europea) al calo demografico delle popolazioni. Al riguardo risulta utile un confronto con gli effetti della ricostruzione post sisma  1997: “allora il flusso delle risorse e gli interventi di ristrutturazione hanno avuto certamente un impatto rigenerativo mantenendo sul territorio, sia gli anziani, sia le forze del lavoro più giovani: senza quegli interventi, dopo il 2016, non ci sarebbe più la Valnerina! Vent’anni dopo, la maggioranza degli anziani del 1997 non c’è più; la popolazione attiva si è ridotta soprattutto nella componente giovanile. In particolare con la crisi del 2014 inizia una sorta di nuovo esodo: dalla montagna verso la pianura, dall’Umbria ad altrove. Tale fenomeno si aggrava ulteriormente dopo il terremoto del 2016 con i genitori che si ricongiungono con i figli “emigrati”. La contrazione della popolazione riduce l’effetto moltiplicativo degli investimenti locali e, quindi,  riduce anche la spinta ad una maggiore articolazione del tessuto produttivo. Una maniera di dire la stessa cosa dal punto di vista del Lavoro:  se l’economia crea molti lavori ricchi di competenze, allora crescono anche le occasioni di lavoro “povero”; non è vero il contrario.


Questo sta a significare che  i flussi economici indotti dalla ricostruzione post – terremoto 2016, per le mutate caratteristiche demografiche della popolazione, hanno costituito un acceleratore dei processi di mobilità (quindi in allontanamento):  ciò fa supporre che le risorse per l’attività di ricostruzione contribuiscano ad  aumentare  i redditi più alti e non i consumi (pubblici e privati). Dunque, i fondi pubblici non sembrano in grado di stimolare gli investimenti in tutti i settori dell’economia. Un’ipotesi, quest’ultima, corroborata dall’andamento dei redditi (lavoro dipendente, pensioni, lavoro autonomo) nei singoli comuni della Valnerina riportato nella tabella 2.


Luci e ombre del lavoro autonomo

Quello del lavoro professionale autonomo è un comparto da osservare con attenzione: l’andamento tra il 2014 e il 2023 genera l’impressione che sia scarsa la motivazione ad insediare nuove attività:  studi tecnici, uffici di consulenza, agenzie immobiliari, sedi di imprese edili, ambulatori medici, laboratori artigianali, esercizi commerciali e via elencando. Esattamente ciò che servirebbe per attrarre nuove residenze. 

Eppure lo scenario che emerge  entrerebbe in contraddizione con i dati della tabella 2: nei comuni dove resistono, le partite iva  registrano incrementi significativi del reddito medio, come vien riportato nella tabella seguente:

A fronte della crescita dei redditi medi da lavoro autonomo non ci si spiega come mai questo sia scomparso dai ruoli fiscali dell’Alta Valnerina (ad eccezione di Cascia e Norcia) rimanendo presente, invece, nei tre comuni più prossimi a Terni… forse la vicinanza del capoluogo di provincia mantiene aperto un mercato. Altra ipotesi: il cosiddetto  “segreto statistico” che impone di oscurare i dati quando le osservazioni disponibili sono meno di 4. Terza possibilità: l’effetto congiunto del pensionamento di alcuni e la concentrazione di altri in studi professionali aggregati. Motivi che andrebbero portati alla luce davanti al flusso di risorse pubbliche già arrivate nei 14 comuni per la ricostruzione privata (561 milioni – tab. 8) e la previsione attuale che li innalzerà quasi al doppio (942 – tab. 8)

Tra Cascia e Norcia è destinato oltre l’80% delle risorse pubbliche destinate alla ricostruzione (770 milioni su 942): già liquidati, rispettivamente, 77,5 milioni alla patria di Santa Rita  e 284 a quello di San Benedetto già liquidati; diventeranno 117,5 e 476 una volta che saranno versati tutti gli importi concessi (vedi tabella n° 7). Il denaro pubblico che arriva e le attività private (pur di piccola dimensione) che se ne vanno costituiscono una combinazione letale per ipotizzare una qualsivoglia prospettiva futura di ripresa economica in questi territori: è in corso un’emorragia anche delle risorse tecniche e intellettuali dotate di un significativo livello di competenza affinata in quel contesto. 


Le aspettative sul turismo

Nemmeno I dati  su arrivi e presenze turistiche sono in grado di alimentare riflessioni rassicuranti. I motivi vanno ricercati in varie direzioni:

- la sopravvalutazione del turismo come fattore trainante per l’ economia locale, sia per propensione a innovazione che per volumi: in Umbria rappresenta il 2% del Prodotto interno lordo come riferisce (a pag 14) uno studio di Open Economics/Fondazione Tor Vergata.

- la stagionalità dell’occupazione e la precarietà che ne scaturisce aggravata dai trattamenti salariali tra i peggiori nel panorama nazionale dei contratti collettivi di lavoro: conferma ne arriva dal report sull’andamento del settore elaborato dalla Camera di commercio dell’Umbria: (cfr ) “…la produttività per addetto, nelle società di capitali del settore turistico allargato, in Umbria negli ultimi cinque anni è cresciuta (da 17mila 304 euro del 2019 a 23mila 353 euro del 2023 per impresa) del 35%, molto di più del 10,6% fatto segnare dal costo per addetto. In altre parole, le retribuzioni per addetto sono cresciute solo meno di un terzo dell’aumento di produttività registrato dalle imprese di capitali del settore turistico allargato”.  

- Le 337.499 presenze a fronte dei 168.081 arrivi del 2024 (dati Servizio Turismo della Regione Umbria) certificano che il soggiorno in Valnerina si prolunga, mediamente, per due giorni: vale a dire che una delle aree di maggior pregio naturalistico in ambito regionale non trova il modo di offrire motivi per  trattenersi oltre le 48 ore. 


Ricostruzione: edifici di proprietà pubblica

L’aggregazione dei dati provenienti dall’Ufficio Speciale per la Ricostruzione porta a circa  1,5 miliardi di euro in movimento per la proprietà privata, pubblica e religiosa presenti in Umbria. Le tabelle 5 e 6, essendo riferite al cosiddetto “cratere” includono dati riferibili Spoleto, che non fa parte dell’Area interna oggetto di questo articolo. La necessità di coerenza con le tabelle 7 e 8 nell’organizzazione dei dati ha prodotto la scelta di mantenere la Città dei Due Mondi nei prospetti che seguono.  

Nota indispensabile alla corretta lettura delle tabelle seguenti: dei 432 interventi su proprietà pubbliche indicati (tabelle  n° 5 e n°6) fanno parte i 267 riportati nella n° 7. Nelle note delle fonti non viene specificato; tuttavia si può dedurre che i finanziamenti per ogni progetto vengano articolati su più “interventi”.

* A Norcia: incluse 2 rinunce. Per 10 interventi non è stata avviata la progettazione

** A Preci: inclusa 1 rinuncia. Per 3 interventi non è stata avviata la progettazione.

*** Spoleto non fa parte dell’Area interna Valnerina


Ricostruzione: edifici di proprietà privata

Le richieste di finanziamento accolte per i danni cosiddetti  “leggeri”, secondo il Report dell’Ufficio speciale ricostruzione i dati riguardanti il “cratere”:

-  per i danni leggeri: 2.219 istanze presentate, di cui 1.744 accolte, 289 respinte, 186 in fase di elaborazione. In termini economici 216,8 milioni di euro resi disponibili (vedi pagina 32 Rapporto al 31.12.2024). Da tenere presente che l’area interessata dal sisma 2016 comprende altri 46 comuni dell’Umbria: al 7 aprile 2025 avevano ricevuto quasi 730 milioni di euro per la ricostruzione privata con altri 488 in arrivo a completamento delle procedure.

- per i danni pesanti: 1.511 le istanze presentate, 875 accolte, 303 respinte, 333 in fase di elaborazione. Valore in termini economici 673,3 milioni di euro.

Da sottolineare che si tratta di grandezze riferite alle pratiche tecniche e burocratiche, evase per oltre il 90%. Una quota percentuale che non va confusa con la conclusione dei lavori nei cantieri. 

Ricostruzione edifici religiosi

La ricostruzione delle chiese ha incrociato sviluppato un itinerario stratificato e complesso nel rapporto triangolare Commissario straordinario, Archidiocesi Spoleto – Norcia, Ufficio speciale ricostruzione. Un insieme di provvedimenti che hanno portato all’emissione di 14 ordinanze speciali dedicate agli edifici di culto.



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