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Scegliere il futuro: povertà e disuguaglianze in crescita. Il PIL italiano ristagna


L'aumento delle disuguaglianze tra ricchi e poveri e poi l'aumentare dell'inflazione hanno messo in luce una tendenza nel nostro sistema economico. Questa tendenza si manifesta non solo durante i periodi negativi o recessivi, ma anche in fasi di crescita economica: una capacità di generare disparità economica e sociale che colpisce principalmente le fasce più vulnerabili del Paese.

È una realtà critica quella che viene descritta nell'episodio andato in onda lo scorso 3 novembre nella rubrica settimanale di Radio Radicale "Scegliere il futuro" a cura di Enrico Giovannini, direttore scientifico dell'ASviS.

L'andamento del PIL, sottolinea Giovannini, emerso dai dati pubblicati in questi giorni dall'Istat relativi al terzo trimestre dell'anno in corso rivela che la variazione rispetto al secondo trimestre è stata nulla, confermando un trend che dura ormai da un anno: nonostante le oscillazioni trimestrali infatti, il PIL è rimasto sostanzialmente stabile dal terzo trimestre dell'anno precedente (approfondisci qui).


Questa notizia, sebbene poco favorevole, riflette una situazione condivisa con altri Paesi, dovuta in parte a una stagnazione economica protrattasi per tutto l'ultimo anno. Tale stagnazione è stata exacerbata da un'alta inflazione che ha portato ad un incremento dei tassi d'interesse, mentre le tensioni internazionali e le incertezze e le tensioni globali non hanno contribuito a migliorare il contesto economico.

Il tema del 2024 si rivela di fondamentale importanza, soprattutto nel contesto della discussione sulla Legge di Bilancio in Parlamento.


Prima della stagnazione dell'ultimo anno, rileva il direttore dell'Asvis nel suo intervento, c'era stata una robusta crescita del PIL pari a circa il 10% in poco più di anno, anno in cui l'Italia aveva recuperato i livelli pre-pandemia.

"Ora siamo tornati ad un livello di crescita pari allo "zerovirgolaqualcosa", infatti anche il clima di fiducia delle famiglie e delle imprese, pubblicato recentemente sempre dall'Istat, volge al peggio, come in altre aree della nostra Unione europea, ma forse di più. Perché? Perché ci sono tre elementi che vanno considerati anche ai fini del disegno delle politiche economiche. Il primo ha a che fare con l'aumento delle disuguaglianze e gli elevati livelli di povertà. L'Istat, infatti, in queste settimane ha pubblicato anche i dati sulla povertà, che resta molto elevata nel 2022: con oltre 5,6 milioni di individui in condizioni di povertà assoluta. Questo vuol dire che un aumento del prodotto interno lordo, come già avvenuto, non risolve da solo i problemi sociali, servono politiche adeguate".


Altro nodo su cui insiste Giovannini è l'impossibilità di trovare all'interno della prudente Legge di Bilancio, aggettivo usato dallo stesso Governo, l'esame delle principali criticità economiche, sociali e anche quelle relative alla transizione ecologica che affliggono il nostro Paese. Proprio per questo, incalza Giovannini, avremmo bisogno di un rilancio del PNRR.


La terza considerazione ha a che fare invece con il quadro internazionale che resta drammaticamente difficile e che getta una luce sinistra non solo sulle crescita economica, ma anche sui rischi di un nuovo aumento dei prezzi delle materie prime, in particolare di quelle energetiche. "Questo ci dovrebbe far riflettere su i piani del governo in merito alla trasformazione dell'Italia nel cosiddetto hub del gas del Mediterraneo, un'area che resterà molto instabile anche nel futuro e che invece dovrebbe spingere proprio il nostro Paese a investire il più possibile sulle rinnovabili, magari invocando un tema di sicurezza nazionale, così da superare le resistenze che si stanno incontrando a livello locale".

Insomma, una situazione non facile, in un quadro complesso da cui è possibile uscire, sostiene Giovannini, tenendo bene a mente una prospettiva di sviluppo sostenibile per un futuro più equo.


Per ascoltare la puntata: CLICCA QUI

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