Aree interne – Sud Ovest Orvietano. La difficile ricerca di un futuro possibile
- Nuove Ri-generazioni UMBRIA
- 7 apr
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di Andrea Chioini

14 aprile 2022: data che avrebbe potuto segnare una, pur limitata, svolta nelle prospettive di vita quotidiana in sei piccoli comuni (Attigliano, Baschi, Ficulle, Orvieto, Parrano e San Venanzo) dell’area interna Sud Ovest Orvietano. Quel giorno le rappresentanze istituzionali si ritrovarono a San Venanzo per lanciare l’idea di costituire una green community, denominata “Umbria etrusca”.
Era il modo per concretizzare le ipotesi di uso sostenibile e condiviso dei “servizi eco-sistemici”, ovvero le risorse naturali disponibili nei territori: acqua, terra (coltivata e non), boschi, paesaggio. Un’idea che si era già profilata una decina di anni addietro con la primetrazione di quel territorio da parte dell’Agenzia per la coesione sociale.
La successiva adesione di altri 5 comuni (Castel Viscardo, Fabro, Guardea, Montecchio e Montegabbione) ha confermato la validità di quell’idea nonostante le difficoltà che ne hanno contrassegnato il cammino.
Una fra tutte: la collocazione al primo posto nel bando ministeriale, emesso nel giugno 2022, riconosceva al progetto presentato il massimo del punteggio senza, però, erogare il finanziamento relativo di circa 4 milioni di euro: “Umbria etrusca” era arrivata a “pari merito” con “Terre dell’olio e del sagrantino”, eppure rimaneva inchiodata al secondo posto perché preceduta di una manciata di minuti nella presentazione telematica del dossier.
Era quello il primo (e per ora unico) bando ministeriale destinato alle green community italiane, come vengono riconosciute (all’art. 72) dalla legge 221 del 2015 (la “finanziaria” relativa all’anno 2016).
La vicenda di “Umbria Etrusca” ha valore emblematico perché costituisce il tentativo di superare i limiti che il Sud Ovest Orvietano, come area interna, aveva scontato nella programmazione 2014-2020 a cui erano stati chiamati i 20 comuni componenti quell’area interna: disponibili 12 milioni di euro, stanziati dall’Agenzia per la coesione territoriale sulla base di un Accordo di programma quadro del dicembre 2017.
Una vicenda oggetto di forti polemiche per il ruolo che il Comune di Orvieto, in qualità di capofila, non avrebbe saputo svolgere.
Un ruolo preso in mano, in nome della green community, dal comune più piccolo, Parrano, grazie ad un impegno tetragono del sindaco Valentino Filippetti: è da lì che è stata tessuta la trama che riunisce attualmente 11 dei 19 municipi del Sud Ovest Orvietano.
E’ dall’ amministrazione parranese che sono partite le continue sollecitazioni alla Regione Umbria perché si facesse promotrice delle iniziative necessarie a dare linfa ad un tessuto territoriale in forti difficoltà: prima fra tutte quelle derivanti dallo spopolamento inarrestabile.
Comuni “senza futuro” per il calo della popolazione
All’area interna Sud ovest Orvietano (nel suo insieme) mancherebbe meno di un secolo di vita: questo dice l’elaborazione dei dati sull’andamento demografico riportato nella tabella 1. Fatta la media annuale dell’andamento demografico degli ultimi 5 anni la cifra che se ne ricava diventa il divisore del totale di popolazione al 31 dicembre 2023. Il risultato che ne deriva traccia l’orizzonte temporale della sopravvivenza. Per ogni comune il dato cambia: a San Venanzo la prospettiva è di 235 anni. Il dato più preoccupante è per Montecchio: 52 anni. Con Alviano e Castel Viscardo che si vedono attribuiti ancora 68 anni.
Discorso a parte merita Attigliano: nel decennio 2011-2020 aveva avuto un saldo positivo di 7 unità risultando, insieme a Corciano e Torgiano, uno dei 3 comuni dell’Umbria con prospettive di crescita: ipotesi cancellata dalle nascite dell’ultimo quinquennio. La popolazione complessiva dei 19 comuni è passata da 52.768 unità (31 dicembre 2018) a 50.053 (31 dicembre 2023) perdendo 2.715 residenti in 5 anni.


Il disagio sociale delle famiglie unipersonali
Nei territori dell’area interna “Sud ovest Orvietano” la famiglia ha costituito, fino ai primi anni ’50 del Novecento, un nucleo stabile in perenne rinnovamento ed espansione. Tendenze hanno finito per venire invertite con il passaggio del Millennio. Questo dice la percentuale delle famiglie (registrate all’anagrafe) fatte di un solo componente.
Le percentuali della tab. 2 evocano scenari ormai consolidati nelle realtà urbane e metropolitane con la differenza che anche nel Sud Ovest Orvietano il 90% dei nuclei familiari unipersonali risultano composti soprattutto da ultrasessantenni. Entrando ancora più in profondità se ne può dedurre, in virtù della più elevata longevità, che i tre quarti siano donne. Se a questo si aggiunge l’allontanamento consolidato di una quota significativa delle discendenze si può intuire che il disagio e la solitudine crescono con l’aumentare dell’età: per di più in contesti con servizi di welfare assai diradati (quando non del tutto assenti).
Questioni che richiederebbero un approccio integrato nelle (auspicabili) politiche regionali di attenuazione degli effetti sociali prodotti dalle tendenze accennate. Un’integrazione che, tra le altre cose, deve fare i conti con lo spacchettamento in 3 distinte “Zone sociali”.



Scarsità di imprese: fragilità economica
Il quadro economico del Sud Ovest Orvietano presenta caratteristiche simili (per certi versi peggiorate) a quelle riportate nei documenti ufficiali (risalenti al 2014-2015) che l’avevano individuato come area interna “pilota” per l’intera Umbria. Nella “Bozza di strategia” relativa a questo territorio, tra l’altro si può leggere:
“Un sistema complesso caratterizzato da grandi potenzialità, ma anche da rilevanti criticità:
popolazione: allontanamento, per mancanza di servizi e opportunità per le giovani generazioni;
rischio idrogeologico: per l’abbandono delle attività agricole e della manutenzione; sprawl edilizio nelle aree di margine urbano;
mobilità: difficoltà di collegamenti con l’esterno e tra i centri del territorio;
internet: basso indice di popolazione raggiunta da banda larga e dai servizi Ict.
scuola: calo della popolazione scolastica bassa offerta formativa per le vocazioni del territorio.
sanità: alta percentuale di over 65 e di malattie croniche; tasso significativo di ricoveri evitabili;
sviluppo locale: difficoltà dei territori nella costruzione di una visione unitaria ed integrata di sviluppo.
Questioni intrecciate che finiscono per aggrovigliarsi con il calo demografico e il relativo invecchiamento della popolazione: a Castel Giorgio, Giove, Montegabbione e Parrano le posizioni pensionistiche sono più numerose di quelle da lavoro dipendente, come evidenziano le cifre riportate nella tabella 3.
Le grandezze sono estratte dai dati forniti dal Ministero dell’economia e finanze, nel quadro dal titolo: “Redditi e principali variabili Irpef su base comunale” scaricabile qui. Le cifre indicate sono il risultato della somma dei redditi da lavoro dipendente, pensioni e autonomo.

Cifre riferite al 2022 che significano poco meno di 14mila euro di reddito medio annuo per ogni persona residente nel Sud Ovest Orvietano: giocando su una visione integrata della realtà si tratta di volumi (medi) appena sufficienti ad una sopravvivenza dignitosa. Cifre comunque vicine alla “linea della povertà” che l’Istat fissa a 690 euro per le famiglie unipersonali, a 1150 euro per quelle formate da 2 persone, a 1530 per 3 componenti e 1875 per quattro.
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