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Sfide globali, risposte collettive in un mondo diviso



L'importanza cruciale di garantire che le persone possano vivere libere dal bisogno, dalla paura e dall'umiliazione rimane evidente anche a 30 anni dall'introduzione, da parte del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (United Nations Development Programme-UNDP), del concetto di sicurezza umana avvenuta nel Rapporto sullo Sviluppo Umano del 1994. Scelta che ha determinato una svolta significativa rispetto al concetto tradizionale per cui la valutazione della sicurezza si limitava alla sola dimensione territoriale. Un cambiamento che ha enfatizzato l'essenzialità di considerare i bisogni fondamentali degli individui, la loro dignità.

L’idea della sicurezza umana, anche se semplice, probabilmente rivoluzionerà la società del XXI secolo. Considerando il Concetto della sicurezza umana, l’attenzione deve essere focalizzata su quattro caratteristiche principali:


• la sicurezza umana è una responsabilità universale;

• i componenti di sicurezza umana sono interdipendenti;

• è più facile garantire la sicurezza umana mediante la prevenzione anziché mediante un conseguente intervento;

• il Concetto di sicurezza umana è uomo-centrico ” ( Rapporto sullo Sviluppo Umano,1994, pp. 22-23).


Il recente Rapporto sullo Sviluppo Umano 2023-24, intitolato "Breaking the Gridlock - Reimagining cooperation in a polarized world", pubblicato il 13 marzo dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), affronta la pericolosa impasse causata dai progressi disomogenei nello sviluppo, dall'intensificarsi delle disuguaglianze e dall'escalation della polarizzazione politica degli ultimi tempi.

Il dossier recente rivela infatti una diminuzione inedita dell'Indice di Sviluppo Umano (HDI- Human Development Index) globale per due anni consecutivi nel 2020 e 2021. Sebbene ci sia stata una ripresa nel 2022, con l'indice che ha persino superato i livelli del 2019, il progresso complessivo rimane significativamente inferiore alle aspettative degli anni precedenti. Secondo le previsioni basate sui dati raccolti dal 1999 al 2019, si prospettava che entro il 2030 l'HDI mondiale avrebbe raggiunto un valore superiore a 0,8, avvicinandosi così al massimo teorico di 1, e segnando un avanzamento verso un benessere globale elevato, in accordo con gli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.



Tuttavia, l'emergenza sanitaria causata dalla pandemia ha prodotto una deviazione da questo percorso di crescita, distanziando il mondo dall'obiettivo prefissato.

Nel 2023, nonostante un incremento dell'HDI rispetto al 2019, si osserva che nessuna regione del pianeta segue più la traiettoria storica precedentemente stabilita e la disuguaglianza appare nuovamente in aumento: dal 2020 il divario tra i Paesi situati alle estremità superiori e inferiori della scala dell’indice di sviluppo umano ha iniziato ad allargarsi.

I conflitti spesso cambiano la percezione della guerra, rendendola più accettabile e aumentando la probabilità di scoppio di violenze altrove.

Nel 2022 il numero di persone sfollate forzatamente a causa di conflitti, violenza e violazioni dei diritti umani nel mondo ha raggiunto i 108 milioni, con un incremento senza precedenti di 19,1 milioni di persone rispetto all'anno precedente.

"I numeri confermano altresì che, sia in base a misure economiche che in rapporto alla popolazione, sono sempre i paesi a medio e basso reddito ad ospitare la maggior parte delle persone in fuga. I 46 paesi meno sviluppati rappresentano meno dell’1,3% del prodotto interno lordo globale, eppure ospitano più del 20% di tutti i rifugiati. Si segnala inoltre che nel 2022, i fondi disponibili per far fronte alle molte crisi di rifugiati in corso e per sostenere le comunità che li ospitano, è stato molto inferiore alle necessità e rimane a tutt’oggi insufficiente nel 2023, nonostante i bisogni umanitari crescenti "(Global Trends 2022, UNHCR).



Le istituzioni svolgono un ruolo cruciale nell'attenuare o aggravare gli effetti delle crisi, nel rompere o meno il ciclo delle disuguaglianze, nell’alimentare o meno il populismo, nella volontà o meno di progettare un futuro condiviso con benefici tangibili per le comunità.

 

"Quali misure possiamo adottare per correggere la nostra rotta? Numerose", afferma il rapporto, enfatizzando la necessità di guardare oltre l'attuale stato delle cose e di intraprendere sentieri innovativi. Tre sono le strategie suggerite...

 

In primo luogo, si propone la creazione di una nuova "architettura dei beni pubblici" globali, concepita come catalizzatore essenziale per la cooperazione internazionale nel XXI secolo. Questa struttura dovrebbe affiancarsi agli sforzi esistenti di aiuto allo sviluppo per le nazioni meno abbienti e di assistenza umanitaria nelle crisi.

In secondo luogo, il rapporto suggerisce di "ridurre l'intensità" dei conflitti politici per combattere la polarizzazione che spesso conduce a una comprensione distorta delle posizioni e delle intenzioni altrui, e per istituire ambienti deliberativi capaci di colmare le divisioni.

Infine, si sottolinea l'importanza di superare il deficit di capacità d'azione, specialmente in considerazione del fatto che la maggior parte delle persone nel mondo non percepisce di avere un impatto significativo sul proprio governo o di esercitare un controllo reale sulla propria vita.

Queste indicazioni mirano a stimolare una riflessione profonda e a promuovere un'azione collettiva per affrontare le sfide più pressanti del nostro tempo, come le disuguaglianze, i cambiamenti climatici e la mancanza di governance efficace, sottolineando l’importanza di un impegno congiunto e una visione condivisa affinché sia possibile un percorso di sviluppo umano più equo e partecipativo anche su scala globale.


Per la Redazione - Chiara Maria Sole Bravi

 

 

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