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Sostenibilità e politica europea: un dialogo per il cambiamento

Aggiornamento: 10 giu 2023



“L’Europa e la sfida della transizione verso la sostenibilità”, questo il titolo dell’evento di ieri che si inserisce all’interno del Festival dello Sviluppo Sostenibile di Asvis, giunto alla settima edizione e in corso fino al 24 maggio prossimo.

Un’occasione per esplorare le sfide che attendono l’Europa a un anno dalle prossime elezioni del Parlamento attraverso il dialogo fra Enrico Giovannini, economista, statistico e direttore scientifico di Asvis e Romano Prodi, professore ordinario di Economia industriale all’Università di Bologna e già Presidente della Commissione Europea (1999-2004), a moderare l’evento, la giornalista Angela Mauro.

Mai come quest’anno i temi dello sviluppo sostenibile sono al centro dell’Agenda europea, costituiscono il fulcro del Green Deal e saranno anche motivo di contestazione da parte dei movimenti euroscettici e sovranisti durante la campagna elettorale che viene avviandosi, facendo leva sull’imputabilità, alla transizione ecologica, di costi insostenibili e privilegiando la difesa di uno status quo economico e produttivo.

L’incontro si apre in medias res con una domanda di Mauro ad entrambi gli ospiti per sapere quale Europa si immaginano dopo le elezioni del 2024.

C’è l’idea di un grande cambiamento, cambiamento che vedrà protagonista la destra che determinerà la maggioranza insieme ai popolari. Io sono più prudente in materia, ritengo ci sia ancora un dibattito aperto” afferma Prodi. ”La decisione di nove ministri degli esteri di superare il principio dell'unanimità nella politica estera e nella difesa potrebbe cambiare il panorama europeo. Questo potrebbe accadere come accadde con l'euro, con un momento di impasse seguito da un'apertura improvvisa e successive adesioni. L'Europa tende ad adottare un atteggiamento di fiducia condizionata quando si è vicini ad una grande crisi, perciò vediamo prima quali saranno i comportamenti politici da cui dipenderanno poi le reazioni dell’elettorato europeo”.



C’è da capire quanto l’ecologia, l’ambiente e la sensibilità su queste tematiche possano essere cercate e trovate anche a destra. Il rischio di populismo energetico e di essere troppo aderenti al presente potrebbe diventare, vista la crescente reattività, soprattutto delle nuove generazioni su questi argomenti, foriero di difficoltà e imprevisti per le destre europee.

Giovannini richiama a questo proposito “differenze abissali di visione” tra destra e sinistra, “Nicholas Stern scrisse in merito ai costi dell’inazione rispetto al cambiamento climatico (The Stern Rewiev-2006), che nella storia dell’umanità, la crisi climatica è il più grande fallimento del mercato. Se tu hai fatto del mercato la tua idea salvifica, accettare questa tesi è come dimostrare a un credente che dio non esiste o viceversa a un ateo che dio esiste”.

Venendo alle imprese italiane, i dati evidenziano che molte di loro si sono orientate verso la sostenibilità con ottimi risultati in termini di produttività, redditività e occupazione (approfondisci qui). Investire nella sostenibilità comporta indubbiamente costi, in termini di riduzione dell’impatto ambientale, formazione e ricerca delle competenze e nella condivisione della partecipazione e del potere in un rapporto proficuo dipendente-imprenditore.

D’altra parte però, scegliere di perseguire una strada senza avere chiari quali sono e potrebbe diventare i benefici sotto il profilo dell’innovazione, dell’efficienza, della prevenzione, ma anche a livello reputazionale e strategico, significa non avere contezza della realtà circostante.

L’accordo raggiunto di recente sulla “carbon tax” alla frontiera -prosegue Giovannini- cioè una tassa sui beni ad alta intensità energetica che colpirà gli importatori stranieri con standard ambientali e sociali più permissivi, ritengo sia una mossa giusta per riequilibrare il mercato. La propaganda, enfatizzando i rischi, può trovare terreno fertile proprio perché la transizione è un processo lento, quindi il vero tema è: le forze progressiste riusciranno in questo anno a creare una piattaforma politica per far sì che questa transizione sia giusta e cioè che non aumenti le disuguaglianze?”.



Dall’anno prossimo anche le medie imprese dovranno rendicontare il loro impatto ambientale e sociale seguendo la direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) in linea con gli obiettivi di sostenibilità dell’UE e con i fattori ESG e dovranno rendicontare lungo la filiera produttiva, dal trasporto delle materie prime all’arrivo del prodotto sul mercato.

Un cambiamento pervasivo di cui occorre tener conto in previsione una nuova legislatura europea che andrà costituendosi e di cui non sappiamo se in merito alle riforme adotterà o meno un atteggiamento attendista con evidenti strascichi sui nostri modelli di vita.

“Ogni provvedimento sono attento che non provochi un’infezione contraria” sostiene Prodi riprendendo la parola ” Se noi avessimo, per via di queste scelte, un rallentamento della nostra economia, avremo la reazione degli agricoltori olandesi su tutto il territorio europeo. Bisogna quindi considerare la reazione generale su una concezione politica che impone un cambiamento radicale di visione e di vita. La sfida democratica è molto seria, ma ogni problema va valutato considerando le conseguenze generali e che non provochi una reazione contraria, fermo restando che l’obiettivo deve essere raggiunto”.

L’Europa, straordinario esempio di costruzione di una volontà collettiva e democratica pare ormai da tempo rallentata nel suo agire a causa di vari fattori imputabili al problema della cessione di sovranità dei Paesi che la compongono, alla competitività fra Nazioni ad un atteggiamento di fiducia controllata, riprendendo le parole di Prodi e che spesso appare intermittente.

Essere un partito conservatore, non sembra semplice in un mondo che muta rapidamente e aumenta in complessità.

Giovannini sottolinea: ”Come diceva Bauman in Retrotopia, accettare l’idea che siamo tutti sulla stessa barca, cioè che con la globalizzazione tutti ci influenziamo a vicenda, non è semplice, perché molti vengono da una mondo diverso in cui c’era il “noi” e il “loro”.

Un capitalismo che torna ad essere guidato dalla politica in senso deteriore, difensivo, l’autonomia strategica che poi porta all’autarchia, sono concetti che secondo me non portano lontano.

Dobbiamo andare in profondità nei problemi, perché spesso ci riempiamo la bocca di “transizione”, abbiamo obiettivi condivisi, ma i passi successivi ci vedono divisi.Divisi anche nel modo di calcolare costi e vantaggi. In Italia si registrano oltre50mila morti premature all’anno per malattie legate all’inquinamento, 300mila in Europa, che non sono contabilizzate come un costo sociale. Ecco questo ci fa perdere di vista cosa conta da un lato, ma anche perdere l’occasione di spiegare alle persone che attraverso le politiche si possano minimizzare i rischi e non lasciare indietro i più fragili”.

Le politiche che servirebbero a compensare le scelte europee sono in realtà nazionali e questo richiede grande sforzo. L’elemento ideologico spesso ci impedisce di approfondire questi temi nel dibattito pubblico italiano, ma nel frattempo le cose accadono.

Ogni problema porta in sé notevoli sfaccettature e richiede sforzo da parte della politica perché venga non solo affrontato e possibilmente risolto, ma inquadrato in un’ottica di cambiamento che sia spiegata nella sua complessità, affinché venga compresa, digerita e condivisa. L’Unione Europea si basa su un sistema valoriale comune fatto di pace, libertà, democrazia, rule of law. Essere cittadino europeo non significa soltanto esserlo a livello politico, economico, giuridico, ma anche portarsi dietro un’idea di appartenenza e condivisione culturale e sociale, un sentimento di appartenenza che negli anni ha avuto alti e bassi.

Stando agli ultimi dati dell’Eurobarometro (approfondisci qui) il 47% degli europei tende a fidarsi dell'UE e il 32% tende a fidarsi dei governi nazionali. Il 45% degli europei ha un'immagine positiva dell'UE, il 36% un'immagine neutra e il 18% un'immagine negativa. Infine, il 62% si dice ottimista sul futuro dell'UE (-3 pp rispetto all'estate 2022, ma simile al livello registrato a febbraio 2022, prima dell'aggressione della Russia contro l'Ucraina).

Spiegare il cambiamento, spiegare le crisi, nel suo senso etimologico come occasione di scelta richiede competenze, impegno e consapevolezza da parte delle forze politiche. Le alternative dell’approccio politico sono due: o agire sull’immediato, tranquillizzando il cittadino sulle istanze e le preoccupazioni del presente, oppure elaborare delle proposte a lungo termine e credibili che portino alla trasformazione, che abbiano una visione di futuro.


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