L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile: pace, giustizia e diritti. Il decimo rapporto ASviS
- Nuove Ri-generazioni UMBRIA

- 5 giorni fa
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L’Italia continua a muoversi troppo lentamente verso gli obiettivi dell’Agenda 2030. È quanto emerge dal decimo Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” presentato alla Camera dei Deputati nei giorni scorsi, che conferma il rallentamento dell’impegno dei 193 Paesi membri dell’ONU che nel settembre del 2015 firmarono quello storico documento.
Il Rapporto, come i precedenti, non solo denuncia la distanza, in molti casi abissale, tra le promesse dei governi e i risultati raggiunti, ma descrive anche le proposte che l’Alleanza indica per agevolare il cammino del nostro Paese verso lo sviluppo sostenibile.
Come ricordano i presidenti di ASviS, Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, “non possiamo non notare che a volte l’uso della parola “sostenibilità” è ridotto alla sua sola dimensione ambientale. È un grave errore.
Come ci dice l’Agenda 2030, lo sviluppo sostenibile è l’integrazione di quattro dimensioni: la sostenibilità ambientale, la sostenibilità sociale (educazione, salute, parità di opportunità, ecc.), la sostenibilità economica e la sostenibilità istituzionale. È questo quarto pilastro della sostenibilità che viene quasi sempre trascurato, salvo poi scoprire che, quando la società non garantisce la pace, i diritti civili e politici, la protezione delle minoranze e l’applicazione dello stato di diritto, tutto crolla”.
Dimensioni a cui si aggiunge la necessità che venga garantita anche la giustizia intergenerazionale affinché lo sguardo verso il futuro possa essere inclusivo e lungimirante.
Ma quello che emerge chiaramente dal Rapporto è la necessità che le forze politiche e sociali dedichino a questi temi maggiore attenzione e impegno.
A livello globale, il mondo è sulla buona strada per conseguire solo il 18% dei Target entro il 2030, poco più di un terzo mostra progressi marginali o assenti e nel 18% dei casi si evidenzia un regresso rispetto a dieci anni fa.
Ad influenzare principalmente queste tendenze sono l’instabilità geopolitica e i conflitti armati, ben 59 attivi tra gli Stati o al loro interno.
La spesa militare globale ha superato i 2.700 miliardi di dollari, con un trend in crescita che, se confermato, porterebbe a raggiungere livelli compresi tra 4.700 e 6.600 miliardi di dollari entro il 2035.

L'Europa arretra su disuguaglianze, ecosistemi e patnership e l’Italia appare in ritardo su molti degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Nel periodo compreso tra 2010 e il 2024 il nostro Paese registra infatti:
un arretramento per sei Goal: sconfiggere la povertà (Goal 1), acqua pulita e servizi igienico-sanitari (Goal 6), ridurre le disuguaglianze (Goal 10), vita sulla Terra (Goal 15), pace, giustizia e istituzioni solide (Goal 16) e partnership per gli Obiettivi (Goal 17).
un miglioramento contenuto per: istruzione di qualità (Goal 4), parità di genere (Goal 5), energia pulita e accessibile (Goal 7), lavoro dignitoso e crescita economica (Goal 8), lotta contro il cambiamento climatico (Goal 13) e vita sott’acqua (Goal 14).
un progresso fortemente positivo unicamente per il Goal 12 relativo all’economica circolare.

Il Rapporto ASviS 2025 denuncia infatti la mancanza di una strategia organica per l’attuazione dell’Agenda 2030. Le politiche economiche e fiscali correnti non hanno prodotto l’accelerazione necessaria e, in diversi casi, risultano in contrasto con la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS).
Gravi lacune che troverebbero conferma anche nei contenuti dell'"Allegato sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES)” che accompagna il Documento Programmatico di Finanza Pubblica 2025 (DPFP), in cui si nota come la maggior parte degli indicatori sociali, economici e ambientali resterà stagnante nel triennio 2026-2028: il reddito reale pro capite crescerà solo dello 0,9% l’anno, mentre disuguaglianze, povertà e salute rimarranno ai livelli insufficienti del 2025.
Affinché il Paese sia in grado di ricalibrare gli interventi e dare lo slancio necessario agli obiettivi da raggiungere, ASviS propone di adottare una strategia anticipatoria che consenta di prevedere i rischi e orientare le scelte nel medio-lungo periodo puntando su innovazione, competenze e una maggiore apertura alla partecipazione democratica.
Tra le proposte ASviS c'è la definizione di un nuovo Piano strutturale di bilancio (PSB) da attuare nel 2027 e di un Piano per l’accelerazione trasformativa (PAT) auspicato entro metà 2026, per il quale il Governo italiano si era già impegnato nel 2023, così da poter individuare le risposte alle sfide economiche, ambientali e sociali più urgenti e non più rinviabili, ma anche avere la possibilità di stimare quanto l’inazione abbia ricadute in termini di costi, conseguenze e futuro.
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Per la Redazione - Chiara Maria Sole Bravi





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